I primi Bicicli a Pedali
Nel 1861 il meccanico francese Pierre Michaux insieme al figlio Ernest, particolarmente appassionato di ingranaggi, montò i primi pedali ad una draisina: fu un notevole successo.
L'officina Michaux iniziò così a modificare le draisine già esistenti e poi passò alla produzione propria di velocipedi in legno ed a pedali.
Inizialmente il prodotto era richiesto da nobili e principi, tra cui anche il figlio di Napoleone III.
La produzione nel 1865 ammontava a 400 pezzi all'anno.
Nel giro di pochi anni aumentò così vertiginosamente che nel 1869 si arrivò a 200 mezzi al giorno.
La ruota anteriore venne via via ingrandita per aumentare la velocità del veicolo ?dai 90 cm ai 150 cm anche se si sperimentò nel 1877 un diametro di 3 metri.
Era nato il biciclo: inizialmente molto pesante e difficile da manovrare.
Il sistema dei pedali venne applicato ai più svariati mezzi come imbarcazioni, alianti e sommergibili.
Nel 1868 il meccanico Meyer introdusse l'uso di tubi cavi e cerchi vuoti per alleggerire il mezzo.
Nel 1869 le ruote in ferro e legno vengono sostituite da gomme, inizialmente piene.
La gomma era stata inventata a fine Settecento ma solo nel 1839 Charles Goodyear scoprì per caso il processo di vulcanizzazione: egli osservava la reazione di un miscuglio di lattice e zolfo
caduto su una stufa: si otteneva un composto elastico.
Goodyear dunque combinò il lattice allo stato primitivo con lo zolfo per renderlo elastico e più o meno consistente a seconda della durata della fusione.
Inizialmente questa gomma veniva utilizzata per confezionare apparati medici e chirurgici e articoli per ospedali.
Solamente nel 1869 l'americano Bradfort applicò delle strisce di gomme piene sulle ruote dei velocipedi per attenuarne le vibrazioni e i contraccolpi causati dalle strade rudimentali e non asfaltate di quell'epoca.
Però la gomma tendeva a fondersi in estate e a creparsi in inverno. Allora si provò ad applicare altri materiali come panno, di cuoio o di corda.
Alla fine del 1869 l' inglese Beck presentò un biciclo con gomme piene inchiodate
ai cerchioni in legno con delle striscie di tela gommata.
L'anno successivo il cerchione in legno vennero sostituiti da quelli in ferro, a forma di mezzo cerchio.
Intanto continuavano i tentativi in laboratorio per ottenere una gomma resistente ai cambi di temperatura.
Solo nel 1888 grazie all'invenzione di Dunlop verranno introdotti i pneumatici.
Nel 1874 James Starley introdusse i raggi tangenti ; altre innovazioni furono:
il telaio tubolare, i cuscinetti a sfere, il sellino in cuoio il freno a pattino.
La bici da corsa più famosa in quel periodo era l'Ariel.
Infine, tra il 1876 ed il 1879 fu inventata la grande innovazione: la trasmissione a catena.
Le prime catene che dal 1868 si erano tentate di introdurre erano molto rudimentali e poco pratiche:
Inizialmente la catena era a perni o pioli e poggiava sulla ruota dentata e causava un forte attrito.
Successivamente fu introdotta la catena a rulli, che però continuava a causare un notevole logoramento delle piastrine.
A.Guilmet , orologiaio di Parigi, ispirandosi agli ingranaggi degli orologi che egli produceva, propose al Meyer l'inserimento della catena a ruota libera al biciclo, ma l'invenzione sul momento non ebbe successo poiché i meccanici non vollero acquistare nuova attrezzature, dal momento che erano ancora incentrati nella produzione del modello che andava per la maggiore, l'Ariel .
Otto anni dopo Meyer ritentò proponendola come sua, la presentazione della 'byciclette'.
Ma contemporaneamente altri inventori proposero modelli simili in particolare
Harry John Lawson di Coventry che nel 1879 brevettò un biciclo con ruote di piccole dimensioni che aumentavano la sicurezza.
Costantino Vianzone di Torino, artigiano, presentò nel 1884 un modello di velocipede con catena, con telaio e forca in legno mentre le uniche parti metalliche erano costituite dall'interno dei mozzi, dal pedaliere e dagli ingranaggi di trasmissione della forza motrice tramite la catena. Le due ruote erano di diametro uguale, m